Shimano

3 min readFeb 18, 2016

Lo chiamavano Shimano, come il cambio delle bici. Aveva ottant’anni, ma non li dimostrava, i capelli di uno splendido bianco perla, tirati dietro, la barba sempre fatta e un piacevole profumo di mentolo che traspirava dalla pelle.

Nessuno ricorda di averlo mai visto passeggiare a piedi. Sempre seduto sul sellino della sua vecchia Legnano, attraversava il paese con passo lento e sincronizzato, quasi andasse a tempo con un adagio.

Indossava sempre un paio di bretelle bordeaux per reggere i calzoni che, a causa della sua estrema magrezza, gli cascavano continuamente. Fiero della sua due ruote, passava per la piazza la domenica mattina, quando tutto il paese scendeva in strada.

Al suo transito, tutti si voltavano, biascicando qualcosa sulla sua storia, sempre diversa. Nessuno lo conosceva bene, anzi, nessuno lo conosceva affatto. Non parlava mai con nessuno, ma tutti parlavano di lui.

La storia più accreditata sulla sua vita era quella che sto per raccontarti.

Aveva perso sua moglie quando era molto giovane. Si erano sposati da poco quando fu chiamato a servire il suo Paese in guerra. Non voleva andare, aveva paura di morire e non poterla più rivedere, ma ce la fece. Riuscì a tornare, dopo anni di attesa.

Ma quando fu a casa, scoprì che sua moglie si era ammalata gravemente, ed era morta. Per il dolore, rimase senza dormire né mangiare per giorni. Piangeva, si disperava, incolpando se stesso per quello che era successo.

L’aveva lasciata sola. Si considerava un egoista, una canaglia, addirittura un assassino.

Per anni non uscì di casa, mai nessuno lo vide in paese. Ogni mese si faceva recapitare a casa la spesa con tutto l’occorrente.

Quella sua vita sedentaria, però, chiuso in casa, non tardò a produrre i suoi malefici effetti. La sua salute era peggiorata, aggravando un disturbo respiratorio che aveva da quando era nato. Quando si decise a farsi visitare, il medico gli impose di uscire e fare un po’ di moto. Gli suggerì di andare in bici.

Così, dopo qualche giorno, andò in paese e si recò al negozio di biciclette. Non aveva molti soldi, ma la sua pensione da soldato gli permetteva di comprarne un di buona qualità. Le osservò tutte, senza ascoltare quello che diceva il commerciante.

Alla fine, il suo sguardo si posò sulla Legnano grigio metallizzata.

La sua scelta, però, non fu dettata dalla bellezza della bici, né dalle sue prestazioni. Una sola cosa lo aveva spinto ad acquistarla. Il nome: Legnano.

Era il cognome da signorina di sua moglie. Pensò che, comprandola, l’avrebbe avuta sempre vicina. Da allora, non la abbandonò mai. Quando non la guidava, la lucidava e quando non la lucidava, le parlava. Le diceva che era la più bella di tutte, la più veloce e la più elegante.

Era per questo che, quando la sellava, si sentiva felice. Non aveva bisogno di nient’altro. O meglio, di nessun’ altro.

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Francesco Ambrosino
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Written by Francesco Ambrosino

Non parlo di cose che non conosco. Quindi parlo poco. Datemi un divano, una tv e dei popcorn, e sarò un uomo felice.

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